6 mar 2009

Live!


Già dai primi minuti appare chiara una cosa: questo non è un film come tutti gli altri; e col trascorrere del tempo questa rivelazione si fa sempre più chiara.
Bisogna risalire al 1999 per ricordare il primo film pionieristico che fece delle sequenze di ripresa in perfetto stile amatoriale il proprio peculiare punto di forza. Il film in questione è "The Blair Witch Project" e grazie a quest'innovativa tecnica registica riuscì perfettamente nell'intento di rendere, da un parte, molto più realistica la storia (tant'è vero che inizialmente si credeva fosse un filmato girato realmente da quei sfortunati 3 ragazzi), e dall'altra, di suscitare un coinvolgimento da parte dello spettatore forse ineguagliabile nella storia del cinema. Questo paradigma pseudo-amatoriale è stato adottato poi diverse altre volte da successive opere cinematografiche, ma spesso con scarsi risultati. Questo con molta probabilità fu dovuto al fatto che siddetti film possedevano spesso trame banali, ritrite o inconsistenti, come nel caso dei film "Cloverfield" o "Rec"; ma nonostante ciò il pathos di questi lungometraggi appena citati si faceva sentire ugualmente, trascinando la nostra soggettività in situazioni talmente angoscianti da esser sentite quasi come reali, o comunque "vicine".
A differenza di questi in "Live!" lo stile registico pseudo-amatoriale viene invece supportato da una trama geniale, carica di significati e riflessioni di ordine morale e sociale. La figura di Katy Courbet, donna cinica quanto determinata, fa da cardine per quello che si delinea come un documentario sulla nascita dell'idea e la conseguente realizzazione del sogno di fama (e soprattutto di share) della nostra affascinante protagonista. La mela che essa offre all'ancora esitante regista del finto documentario rappresenta, simbolicamente, il frutto del peccato di biblica memoria, una caduta che ai giorni nostri acquista i contorni della corruzione e della spregiudicata brama di successo e denaro.
Infatti, con la morte della creatrice, lo show non viene soppresso, ma, al contrario, viene portato avanti proprio da questo timoroso collaboratore e dall'avvocato. Il legale di Katy, inizialmente integerrimo e moralista, ben presto subisce il fascino della glorificazione giuridica, e non indugia quindi ad affermare, con palese ipocrisia, l'insusistenza di una relazione tra l'assassinio di Katy e il programma Live!, affinchè i suoi interessi non vengano compromessi e the show must go on.

Il film assume fin dal primo minuto una struttura estremamente accurata, precisa, quasi chirurgica. I tempi e i dialoghi vengono selezionati con un equilibrio ed una cura maniacale, senza mai eccedere nè deficere nella scelta delle sequenze da mostrare allo spettatore.
Brillante l'idea, sul finale, di dare un significato al filmato amatoriale sulla base della morte violenta della protagonista, conferendogli così un senso a posteriori ed una finalità pseudo-commemorativa.
Particolarmente felice è anche l'intuizione di distribuire in maniera asistematica all'interno del film i vari video-clip di presentazione dei concorrenti dello show, creando così un maggior coinvolgimento empatico, e al medesimo tempo evitando una sequenzialità che con buone probabilità sarebbe risultata fredda e macchinosa. Inoltre è interessante notare come la sagace mano del regista abbia evitato la ridondanza durante lo spettacolo televisivo inserendo degli stacchi durante la presentazione dei concorrenti, senza però che questi potessero apparire troppo forzati.

La trama non può considerarsi eccezionalmente originale, l'idea prende quasi sicuramente spunto da quello che fu uno dei film di fantascienza più divertenti ed estrosi degli anni '80: "The Running man". Esistono però sostanziali differenze tra questi 2 film. "Live!" infatti, a differenza dell'opera di Glaser, riesce a cogliere la drammaticità e l'angoscia nichilistica dei nostri tempi, portandoci in una dimensione a noi tristemente consueta e familiare. Il suo scopo non è soltanto quello di profetizzare uno show in cui le persone arriveranno a mettere in fatale pericolo le proprie vite per 5000 dollari, ma si spinge molto più in là di questo. "Live!" intende sensibilizzare ad una realtà già esistente, ad una società che ha già totalmente annientato gli antichi valori per poterne venerare di nuovi: il successo, i soldi, il potere. Nel film lo sguardo non è orientato verso un futuro e su ciò che potrebbe un giorno accadere, ma è invece volto all'oggi, a evidenziare le caratteristiche più comuni di un modus vivendi che è già qui e ora. E tutti questi tratti caratteristici dell'uomo (o della donna) di oggi vengono riflessi e presentati alle nostre coscienze attraverso la cinica e risoluta figura di Katy Courbet.
Tuttavia, il film non possiede soltanto una lettura in termini etici, esiste anche una seconda interpretazione degli eventi più sottile e forse anche più "americana". Questa sfumatura (che in realtà tanto sfumata non è) risiede nel fondamentale valore morale della libertà individuale, una libertà che può persino spingersi a porre fine alla propria vita per scelta. Una libertà davvero totale che meriterebbe sempre di essere rispettata, poiché non può che appartenere ad ogni singolo individuo. In tal senso "Live!" può rappresentare la volontà di una nazione nel raggiungere uno stadio di liberalismo così elevato da lasciare in mano alle persone anche diritto di far ciò che vogliono della loro preziosa esistenza, compresa la possibilità di metter fine a questa di fronte ad un pubblico spaventato ed entusiasta al contempo.
Ognuno, sulla base delle proprie credenze e dei propri valori, potrà cogliere e sostenere il primo aspetto del film piuttosto che il secondo, o viceversa. Ma ciò che è certo è che questo film non si limiterà soltanto a queste due chiavi di lettura, ma si aprirà a più di quante forse lo stesso regista non avrebbe potuto immaginare; e in conclusione, come ogni opera d'arte che si rispetti, non perverrà mai ad una comprensione definitoria e assoluta.
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