tag:blogger.com,1999:blog-384946362024-02-28T12:08:33.599+01:00Scrutare nel buioPhilip K. Dick, pensieri e mondi alternativigLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.comBlogger20125tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-26335958854041673082009-03-06T10:34:00.027+01:002009-03-28T14:55:39.873+01:00Live!<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/Sc4sMLGTB-I/AAAAAAAAACw/aGHP51PEmow/s1600-h/Live-Poster-Italia.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 224px; height: 320px;" src="http://4.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/Sc4sMLGTB-I/AAAAAAAAACw/aGHP51PEmow/s320/Live-Poster-Italia.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5318236797620389858" border="0" /></a><br />Già dai primi minuti appare chiara una cosa: questo non è un film come tutti gli altri; e col trascorrere del tempo questa rivelazione si fa sempre più chiara.<br />Bisogna risalire al 1999 per ricordare il primo film pionieristico che fece delle sequenze di ripresa in perfetto stile amatoriale il proprio peculiare punto di forza. Il film in questione è "The Blair Witch Project" e grazie a quest'innovativa tecnica registica riuscì perfettamente nell'intento di rendere, da un parte, molto più realistica la storia (tant'è vero che inizialmente si credeva fosse un filmato girato realmente da quei sfortunati 3 ragazzi), e dall'altra, di suscitare un coinvolgimento da parte dello spettatore forse ineguagliabile nella storia del cinema. Questo paradigma pseudo-amatoriale è stato adottato poi diverse altre volte da successive opere cinematografiche, ma spesso con scarsi risultati. Questo con molta probabilità fu dovuto al fatto che siddetti film possedevano spesso trame banali, ritrite o inconsistenti, come nel caso dei film "Cloverfield" o "Rec"; ma nonostante ciò il <span style="font-style: italic;">pathos </span>di questi lungometraggi appena citati si faceva sentire ugualmente, trascinando la nostra soggettività in situazioni talmente angoscianti da esser sentite quasi come reali, o comunque "vicine".<br />A differenza di questi in "Live!" lo stile registico pseudo-amatoriale viene invece supportato da una trama geniale, carica di significati e riflessioni di ordine morale e sociale. La figura di Katy Courbet, donna cinica quanto determinata, fa da cardine per quello che si delinea come un documentario sulla nascita dell'idea e la conseguente realizzazione del sogno di fama (e soprattutto di share) della nostra affascinante protagonista. La mela che essa offre all'ancora esitante regista del finto documentario rappresenta, simbolicamente, il frutto del peccato di biblica memoria, una caduta che ai giorni nostri acquista i contorni della corruzione e della spregiudicata brama di successo e denaro.<br />Infatti, con la morte della creatrice, lo show non viene soppresso, ma, al contrario, viene portato avanti proprio da questo timoroso collaboratore e dall'avvocato. Il legale di Katy, inizialmente integerrimo e moralista, ben presto subisce il fascino della glorificazione giuridica, e non indugia quindi ad affermare, con palese ipocrisia, l'insusistenza di una relazione tra l'assassinio di Katy e il programma Live!, affinchè i suoi interessi non vengano compromessi e <span style="font-style: italic;">the show must go on</span>.<br /><br />Il film assume fin dal primo minuto una struttura estremamente accurata, precisa, quasi chirurgica. I tempi e i dialoghi vengono selezionati con un equilibrio ed una cura maniacale, senza mai eccedere nè deficere nella scelta delle sequenze da mostrare allo spettatore.<br />Brillante l'idea, sul finale, di dare un significato al filmato amatoriale sulla base della morte violenta della protagonista, conferendogli così un senso a posteriori ed una finalità pseudo-commemorativa.<br />Particolarmente felice è anche l'intuizione di distribuire in maniera asistematica all'interno del film i vari video-clip di presentazione dei concorrenti dello show, creando così un maggior coinvolgimento empatico, e al medesimo tempo evitando una sequenzialità che con buone probabilità sarebbe risultata fredda e macchinosa. Inoltre è interessante notare come la sagace mano del regista abbia evitato la ridondanza durante lo spettacolo televisivo inserendo degli stacchi durante la presentazione dei concorrenti, senza però che questi potessero apparire troppo forzati.<br /><br />La trama non può considerarsi eccezionalmente originale, l'idea prende quasi sicuramente spunto da quello che fu uno dei film di fantascienza più divertenti ed estrosi degli anni '80: "The Running man". Esistono però sostanziali differenze tra questi 2 film. "Live!" infatti, a differenza dell'opera di Glaser, riesce a cogliere la drammaticità e l'angoscia nichilistica dei nostri tempi, portandoci in una dimensione a noi tristemente consueta e familiare. Il suo scopo non è soltanto quello di profetizzare uno show in cui le persone arriveranno a mettere in fatale pericolo le proprie vite per 5000 dollari, ma si spinge molto più in là di questo. "Live!" intende sensibilizzare ad una realtà già esistente, ad una società che ha già totalmente annientato gli antichi valori per poterne venerare di nuovi: il successo, i soldi, il potere. Nel film lo sguardo non è orientato verso un futuro e su ciò che potrebbe un giorno accadere, ma è invece volto all'oggi, a evidenziare le caratteristiche più comuni di un <span style="font-style: italic;">modus vivendi</span> che è già qui e ora. E tutti questi tratti caratteristici dell'uomo (o della donna) di oggi vengono riflessi e presentati alle nostre coscienze attraverso la cinica e risoluta figura di Katy Courbet.<br />Tuttavia, il film non possiede soltanto una lettura in termini etici, esiste anche una seconda interpretazione degli eventi più sottile e forse anche più "americana". Questa sfumatura (che in realtà tanto sfumata non è) risiede nel fondamentale valore morale della libertà individuale, una libertà che può persino spingersi a porre fine alla propria vita per scelta. Una libertà davvero totale che meriterebbe sempre di essere rispettata, poiché non può che appartenere ad ogni singolo individuo. In tal senso "Live!" può rappresentare la volontà di una nazione nel raggiungere uno stadio di liberalismo così elevato da lasciare in mano alle persone anche diritto di far ciò che vogliono della loro preziosa esistenza, compresa la possibilità di metter fine a questa di fronte ad un pubblico spaventato ed entusiasta al contempo.<br />Ognuno, sulla base delle proprie credenze e dei propri valori, potrà cogliere e sostenere il primo aspetto del film piuttosto che il secondo, o viceversa. Ma ciò che è certo è che questo film non si limiterà soltanto a queste due chiavi di lettura, ma si aprirà a più di quante forse lo stesso regista non avrebbe potuto immaginare; e in conclusione, come ogni opera d'arte che si rispetti, non perverrà mai ad una comprensione definitoria e assoluta.<br /><em></em>Lone Wolfhttp://www.blogger.com/profile/11910298453586262265noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-64521374675878829572007-10-07T09:54:00.000+02:002008-12-10T12:23:24.145+01:00Il Buio Nell'Anima<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/RwkdqvXPPXI/AAAAAAAAABI/bgRfd7XYUOY/s1600-h/the+brave+one.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://1.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/RwkdqvXPPXI/AAAAAAAAABI/bgRfd7XYUOY/s320/the+brave+one.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5118655071588924786" border="0" /></a><br />Un altro film si profila sulla scia del revenge-movie, dopo i molti film sull' argomento quali per esempio "Il giustiziere della notte", "Interceptor", "Un borghese piccolo piccolo", "Kill Bill", ecc. Le opere qui citate sono sicuramente dei cult che dominano dalle alte vette incontrastati, ma, nonostante ciò, "Il buio nell'anima" (a parer mio) quanto meno riesce a sfiorare le proporzioni dei grandi classici del genere; merito forse in gran parte del magistrale regista irlandese Neil Jordan, ricordato da me personalmente per quell' intramontabile capolavoro che fu "Intervista col vampiro", ma famoso anche per altre pellicole quali "La moglie del soldato", "In Dreams" e il recentissimo "Breakfast on pluto". Ma concentriamoci al film. Nonostante l'impressione iniziale di inevitabile deja-vù, con cui si disvelano le premesse del film, è possibile avvertire qualcos' altro, qualcosa di più, di più profondo, di più introspettivo, amalgamato da una sceneggiatura che già dalle prime battute dimostra una sua originale nota poetica, un suo proprio disancoramento dai canoni tipici del genere e, non di meno, esprime spiccati tratti psicoanalitici, di certo ben noti a Jordan, i quali spesso in passato hanno rappresentato il nerbo dei suoi migliori film. La scelta di Jodie Foster si è rivelata senza dubbio felice. Il ruolo della protagonista era stato precedentemente scelto per Nicole Kidman, la quale però ha declinato l'offerta perchè, a suo parere, le era sembrata una parte troppo mascolina e di cui lei non si sentiva adatta. Già riconosciuta grande attrice del thriller ne "Il silenzio degli innocenti" e nel più modesto "Panic room" la Foster dimostra tutta le sue capacità artistiche in un ruolo non certo facile in cui si assiste ad una radicale metamorfosi caratteriale post-trauma, da ragazza semplice e vivace, piena di speranze per l' avvenire, a persona completamente svuotata di ogni significato, di ogni valore e da ogni attaccamento. Una figura fredda, impaurita dalla realtà e abbandonata in un mondo senza certezza e senza giustizia... Ed è proprio questo fattore che farà scattare qualcosa nella psiche di Erica Bain (nome della protagonista), quel bisogno di colmare il vuoto interiore di cui lei stessa parla e che nel corso del film sfocierà in una spirale di odio, rancore e soprattutto vendetta. La regia e la fotografia evocano lo stato emotivo di Erica, in un clima di isolamento e degrado in cui essa vive, in cui essa ne registra i rumori e ne respira l'aria sporca e soffocante, vagando straniata in una New York ostile e spaventosa, una buia metropoli di cui si è perso il controllo, come una macchina impazzita senza guidatore. C' è però da cogliere un paio di difetti veniali, che non influiscono troppo negativamente sulla qualità dell' opera, ma che vanno tuttavia analizzati. Il primo sta nella prevedibilità (forse necessaria ma piuttosto piatta) con cui le accade di trovarsi (proprio in seguito all' acquisto della pistola) in una situazione limite, tra la vita e la morte, all' interno di un mini market. In seguito proprio da questo evento infausto e da questa esperienza, comincerà la sua strada per la vendetta, l'identificazione con quell' estranea gelida figura che crescerà dentro di lei omicicio dopo omicidio, azione punitiva dopo l'altra. La seconda pecca sta sempre in un accadere dei fatti un pò forzato e prevedibile, in cui lo spirito vendicativo di Erica troverà la sua definitiva liberazione e il suo totale appagamento, ovvero la parte in cui trova il covo dei delinquenti che avevano ucciso il suo ragazzo e massacrato lei. Ciò che mi è parso più forzato è stata l'improbabile contingenza in cui tutti e 3 i teppisti si trovano nello stesso edificio nello stesso momento, benchè in zone diverse, e nella maniera in cui Erica, guidata dal suo fedele amico a 4 zampe, viene condotta da uno all' altro. E infine proprio quando, ahimè, ha la peggio con l'ultimo di questi ecco che (un classico) sbuca il poliziotto che risolve l'angusta situazione, che altrimenti avrebbe visto la fine prematura della nostra eroina. Se questa fase del film mi è risultata poco lodevole non è stato così invece per l'epilogo vero e proprio. Il finale non è infatti per nulla scontato, infatti quell' atteggiamento del detective, che nel corso degli eventi era apparso forse troppo fariseo e legalista a tutti i costi, si manifesta invece in conclusione conflittuale, e alla fine, da tale conflitto, ne esce vittorioso il sentimento e la comprensione. Cioè l'empatia per quella docile ragazza trasformata in un vigilante assetato di vendetta e afflitta dal rancore, a causa in parte anche di una giustizia assente e distante, resa tale spesso da una burocrazia costrittiva e illiberale ed una politica corrotta; una giustizia che, forse troppo spesso, dimostra la sua impotenza di fronte agli indifesi cittadini di una grande e popolosa città come New York. Un film che, nonostante qualche artificiosità di troppo, si rivela capace di trasmettere emozioni fortissime, di suscitare allo spettatore la sofferenza di Erica Bain, la sua tragica esperienza, la sensazione di angoscia da lei provata ed esorcizzata per mezzo della vendetta. Un' opera capace di rappresentare quel buio nell'anima che vive anche quando si è già morti dentro, che si nutre del dolore, che trasfigura il nostro Io, almeno quell'Io che supponiamo di essere... "Ci sono molti modi per morire, ma uno solo per vivere, ed è quello più difficile".Lone Wolfhttp://www.blogger.com/profile/11910298453586262265noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-59982263786632263382007-08-20T21:04:00.000+02:002008-12-10T12:23:24.290+01:00Transformers<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/Rsn4VXf04kI/AAAAAAAAABA/wwjTafZvoRc/s1600-h/transformers+2.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://1.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/Rsn4VXf04kI/AAAAAAAAABA/wwjTafZvoRc/s320/transformers+2.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5100881098942243394" border="0" /></a><br />"In te c'è più di quanto non si veda", questa frase sempliciotta è l' affermazione, prima del protagonista e poi di Optimus Prime, che ha il preciso intento di enfatizzare sulla natura camaleontica dei mitici Transformers. Ma allo stesso tempo inintenzionalmente essa è anche l' epitaffio tombale di un' opera senza sostanza in cui, al contrario di quanto afferma, NON c'è più di quanto non si veda...<br />La travolgente innovazione tecnologica che caratterizza la nostra epoca post-moderna investe anche il campo della settima arte, dandole una nuova veste estetica che mai avrebbe potuto conoscere coi mezzi del passato. Ma in questo nuovo orizzonte artistico è presente il timore di coloro che, come me, nutrono maggior interesse ai contenuti piuttosto che al puro enterteinment visivo. Con ciò non voglio per nulla assolutizzare che gli effetti speciali siano da mettere al bando, tutt' altro! Però dovrebbero essere posti in un rapporto ancillare rispetto alla trama e ai contenuti e non viceversa. In questo senso "Matrix" fa da magister incontrastato.<br />In moltissimi hanno atteso questa pellicola, anche in memoria di quello straordinario anime che per alcuni, me compreso, ha accompagnato il serenissimo periodo dell' infanzia. Ma molti di essi, tra cui me, sono rimasti delusi nelle proprie aspettative....<br /><span class="fullpost"><br />Dopo aver assaggiato le prime battute di quella che non potrebbe definirsi se non una sceneggiatura demenziale, mi sono subito chiesto: perchè? Di sicuro non è stata una via suggerita dal cartone, ma allora perchè? Ho pensato, allora, a 2 possibili motivazioni. O si tratta di una deliberata scelta burlesca da parte del regista, o forse (peggio ancora) per uno scopo puramente commerciale votato a rendere il film fruibile ad un vastissimo pubblico, compreso quel pubblico di teenagers in cerca di battute stupide quanto inutili e nulla più. Ammetto che alcune di queste battute mi abbiamo fatto ridere per la loro insensatezza, ma la domanda è sempre la stessa: perchè?<br />In aggiunta a questa gretta sceneggiatura abbiamo una trama praticamente inesistente; nel momento in cui qualche elemento interessante viene svelato, subito viene accantonato e mai più approfondito. A riguardo vorrei solo citare il geniale spunto, appena lievemente sussurrato, secondo cui la rapida e maestosa evoluzione elettronica degli ultimi decenni sul pianeta Terra sarebbe stata possibile sulla base della scoperta e dello studio delle apparecchiature iper-tecnologizzate del colosso criogenizzato di Megatron. Fantastica idea! Non c'è che dire! Allora perchè non farne il cardine di una trama sostanziosa e robusta? Mi chiedo come si possa sprecare così un' idea del genere....<br />L' ambito registico ed estetico, invece, merita i complimenti. Le inquadrature fanno sentire lo spettatore al centro dell' azione e anche se talvolta risultano un pò confusionarie, ciò è avvertito come un peccato veniale, giustificato dal coinvolgimento.<br />Il design viscerale dei Transformers è davvero accattivante! L' evoluzione stilistica dei monolitici (o quasi) droidi dell' anime, datati anni '80, è senz' altro legittima, e forse anche necessaria, oltre che artisticamente eccezionale.<br />Regia e sfx di questo calibro sarebbero stati degli ottimi supporti per una trama all' altezza e una sceneggiatura che non fosse idiozia pura. Sarebbe potuto essere un gran film, magari inscrivibile (anche se non rigidamente) nel genere action/scienze-fiction, ma così non è stato purtroppo.<br />Adesso, piuttosto delusi, non possiamo che attendere il sequel suggerito dalle ultime immagini, nella speranza che questa volta ne possa scaturire una rappresentazione più degna per quei leggendari robottoni che noi tutti abbiamo nel cuore da molto molto tempo, un tempo ormai perduto, che, sfortunatamente, questo film ha fallito nel tentativo di rievocare...</span class>Lone Wolfhttp://www.blogger.com/profile/11910298453586262265noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-23347000195911801932007-07-11T11:31:00.000+02:002008-12-10T12:23:24.634+01:00Rolling Stones, 1976<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo7XUN6L9ne5knVSHylZZG3RfCZwe2i17nWxsm4JWWTziT8tSHjMUrCwPQqGdF4x2Xs-g2TDwlcomVOYchhN79kdYhJ1tYXY7S79uz9t97YCEx2JED3Mcwssb0OGjJKNHqnLqfMw/s1600-h/PKD_rollingStones.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo7XUN6L9ne5knVSHylZZG3RfCZwe2i17nWxsm4JWWTziT8tSHjMUrCwPQqGdF4x2Xs-g2TDwlcomVOYchhN79kdYhJ1tYXY7S79uz9t97YCEx2JED3Mcwssb0OGjJKNHqnLqfMw/s320/PKD_rollingStones.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5085871390861616978" border="0" /></a><br />Ecco <a href="http://www.philipkdickfans.com/articles/PKD%20Rolling%20Stone%20article.pdf">l'intervista</a> a Philip K. Dick apparsa sulla rivista Rolling Stones (6 Novembre 1976). L'immagine introduttiva già è fantastica, anche se devo ancora capire chi è la piovra verde fuori dalla finestra...<br />Si preannuncia una lettura molto interessante...A breve qualche passo tradotto in italiano.<br /><span class="shortpost">gLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-88314518767785699922007-06-30T18:26:00.000+02:002008-12-10T12:23:24.827+01:00Geekissimo e Ollo store regalano un Nokia N95<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGhr6GL1D2devkUW6SHwWT8-eDmQ0MdfqckFSyF97ePxVGDhyphenhyphenovJc40FGIIP6NHzeEfB4dpsml_IqbeSAaD1qIm5d9JfU6UEYGbjpvEmBgrmAaVPUIy4eHJtm5wzV2fVlL2MzgAQ/s1600-h/nokia-n95OK.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGhr6GL1D2devkUW6SHwWT8-eDmQ0MdfqckFSyF97ePxVGDhyphenhyphenovJc40FGIIP6NHzeEfB4dpsml_IqbeSAaD1qIm5d9JfU6UEYGbjpvEmBgrmAaVPUIy4eHJtm5wzV2fVlL2MzgAQ/s320/nokia-n95OK.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5081895960542504770" /></a><br />Il grande Shor, con il suo fantastico sito <a href="www.geekissimo.com">Geekissimo</a>, ha creato un meraviglioso contest per vincere un NOKIA N95. Per partecipare basta postare e sperare. Fatto! <a href="http://www.geekissimo.com/2007/06/18/contest-il-nokia-n95-te-lo-regalano-geekissimo-e-ollo-store/">Qui</a> tutte le informazioni.<span class="shortpost">gLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-42166552629531520202007-06-14T15:42:00.000+02:002008-12-10T12:23:24.942+01:00Grindhouse - A Prova Di Morte<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/RnF61bIQtxI/AAAAAAAAAA4/ok7X_gkUvEQ/s1600-h/2007_grindhouse_dp_poster_001.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://1.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/RnF61bIQtxI/AAAAAAAAAA4/ok7X_gkUvEQ/s320/2007_grindhouse_dp_poster_001.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5075973313257322258" border="0" /></a><br />Il buon Tarantino torna alla ribalta dopo la lunga attesa seguita al fantastico <span style="font-style: italic;">Kill Bill</span> con un coraggioso progetto "vintage" molto particolare e ammirevole nella sua originalità e nella sua nostalgica intenzione di riportare in auge un genere ormai dismesso come un abito ormai ammuffito e fuori moda per i tempi che corrono. Il mitico Quentin con questo film ha dimostrato l' esatto contrario. C'è da chiarire subito che il prodotto cinematografico in questione avrebbe dovuto essere proiettato nelle sale di tutto il mondo in contemporanea, anzi meglio dire in sequenza seriale, assieme a <span style="font-style: italic;">Planet Terror,</span> film anch' esso mirato allo stesso progetto tarantiniano ma diretto dal caro amico e giovane allievo di Quentin Robert Rodriguez, regista ormai di culto per alcune sue bellissime opere quali <span style="font-style: italic;">Sin City e Dal Tramonto all'alba. </span>Il motivo di ciò era dovuto al fatto che, ai bei tempi trascorsi degli anni '70, esistevano le cosiddette sale "grindhouse". In esse venivano proiettati film piuttosto "sporchi", violenti e trash, e al prezzo di un solo biglietto era possibile vedere due o più film. L'idea di base infatti era proprio questa, ma almeno in Italia questo progetto è sfumato in merito ad una scelta da parte dei produttori del film, i fratelli Weinstein, i quali, considerata l' eccessiva durata e la possibilità che ciò incidesse negativamente sull' apprezzamento da parte del grande pubblico, hanno preferito sezionare il progetto originario globale in due film distinti. Così purtroppo dovremmo accontentarci, per adesso, solo di questo primo notevole gioiellino tarantiniano, nella speranza di vedere presto nelle sale anche la creazione di Rodriguez. Il film si incentra in particolar modo su due aspetti: i dialoghi tra i due gruppi di ragazze e le scene d' azione. <br /><span class="fullpost">Per quanto concerne la sceneggiatura bisogna riconoscere che è stata curata alla perfezione, senza con ciò renderla meno realistica o artificiosa, anzi tutt' altro! Raramente si può godere di tanta spontaneità in un prodotto cinematografico, e il merito va in buona parte anche alla performance eccezionale degli attori. Rimprovero solo un pò la troppa insistenza, talvolta, sulle tematiche sessuali delle conversazioni, le quali a mio parere lesionano un pò l' atmosfera del film e fanno perdere un pò di tono alla piacevolezza viscerale dello script. Ma forse è proprio lo stile vintage road movie a richiederlo... Infatti è proprio questa la natura della scene d' azione del film. Uno stile che intende celebrare capolavori (almeno al giudizio di Tarantino) del calibro di <span style="font-style: italic;">Punto Zero, Dragstrip Girl e Fuori in 60 secondi </span>(geniale quanto inaspettata la frecciata scoccata al remake del medesimo e ad Angelina Jolie...). Kurt Russell nella parte dello psicopatico maniaco omicida Stuntman Mike è azzeccato al massimo e riesce a interpretare un ruolo, di sicuro non facile, senza cadere negli scontati atteggiamenti del tipico serial killer consueto e prevedibile. Vorrei sottolineare anche la metamorfosi di personalità che, il vecchio (ma sempre grande) Iena Plinskins, riesce a rappresentare quando da predatore sadico e senza scrupoli diviene preda. Tutta la sua sicurezza e caparbietà da uomo cinico, che ottiene sempre ciò che vuole, vengono meno, e la sua identità vaccillante e psicotica si tramuta in una personalità infantile e piagnucolosa che fugge ferita (nel fisico e nella mente) dalle stesse tre ragazze che poco prima si divertiva sadicamente a terrorizzare. Il film, nel suo excursus finale, ci regala scene di puro divertimento vintage in favore di un' appassionante inseguimento automobilistico tutto da godersi e che termina con la vendetta (<span style="font-style: italic;">kill bill</span> docet) delle ragazze sul mal capitato Stuntman Mike, il quale meriterà un destino non molto piacevole... Aggiungo ancora di notare tutte le citazioni e auto citazioni che si possono riscontrare diffuse un pò lungo tutta la durata del film. Cito, per esempio, l'inaspettata e ironica apparizione dello sceriffo di <span style="font-style: italic;">Kill Bill</span> insieme al figlio numero1, o la suoneria del cellulare di una delle ragazze con la musica della colonna sonora di <span style="font-style: italic;">Kill Bill</span>, oppure la musichetta stile <span style="font-style: italic;">Goblin</span> che dà l' impressione di essere un cameo in onore del nostro grande maestro Argento, e come non citare poi la performance dello stesso Tarantino nei panni dell' estroso barista del locale in cui per la prima volta le tre ignare ragazze fanno la conoscenza del "mostro". Si tratta di un film d'altri tempi, che rompendo gli stereotipati schemi hollywoodiani, riesce nel suo intento di far rivivere ai suoi fan delle emozioni dimenticate o per molti mai esperite; quel genere di emozioni considerate da molti ottusi registi ormai superate e stantie, forse quegli stessi registi a cui interessa solo carpire al meglio quei determinati meccanismi cinematografici utili a realizzare un' opera scialba e incostintente, col preciso scopo di incassare milioni di dollari ai botteghini... Un cinema a misura di spettatore medio. Questo Tarantino lo sa bene, e bisogna ringraziare anche lui se esiste una settima arte che ancora ci fa emozionare come un tempo. Chiudo citando le sue testuali parole: "<span style="font-style: italic;">In A Prova Di Morte l' horror grondante di dettagli cruenti di Planet Terror è tradotto in finissimi dialoghi e spettacolari inseguimenti d' auto che sono una metafora per esprimere una sanguinosa nostalgia verso quei piaceri che un certo tipo di cinema più trash poteva offrire; e, allo stesso tempo, un' appassionata denuncia verso lo stato attuale dell' industria cinematografica</span>". Grazie Quentin.</span>Lone Wolfhttp://www.blogger.com/profile/11910298453586262265noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-80839671662369581892007-06-06T19:43:00.000+02:002008-12-10T12:23:25.323+01:00Blade Runner: The Ultimate Collection<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9Zv5mbEr213PsS72uUYxhNi2mwhO_oDn1RgB2uAVjU6UkG80W0fku-WkkyY0q0g_KqTC6f04-h40wb4tGUc7MxYCqHNu2275dDkPZTc-79HkcGVxwPPKGoO62eW9FSnoip2uS2Q/s1600-h/BladeRunnerUltimate.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9Zv5mbEr213PsS72uUYxhNi2mwhO_oDn1RgB2uAVjU6UkG80W0fku-WkkyY0q0g_KqTC6f04-h40wb4tGUc7MxYCqHNu2275dDkPZTc-79HkcGVxwPPKGoO62eW9FSnoip2uS2Q/s320/BladeRunnerUltimate.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5073017708238556930" border="0" /></a>NON ci credo. Questa sarebbe la versione DEFINITIVA di Blade Runner, in uscita questo autunno negli States (Settembre?). Cosi' si dice...Voci sparse nella rete. E' qualcosa di incredibile.<br />Tutte e 5 le versioni del film:<br /><ul><li>La versione cinematografica del 1982 uscita solo negli Stati Uniti<br /></li><li>La versione del 1982 internazionale</li><li>La director's cut del 1992 (dove si scopre che anche Deckard era un replicante)</li><li>Una nuova Final Cut, che in pratica sarebbe la versione completa della precedente Director's Cut, con nuove scene e aggiustamenti vari.</li><li>La versione Pre-release(ma chi la conosceva??): in pratica una versione test, leggermente diversa, fatta vedere a poche persone prima dell'uscita ufficiale.</li></ul>Che dire...<br />Ma questo solo nei primi 2 DVD.<br />Gli altri tre sono qualcosa di incredibile:<br /><ul><li>Gallerie, documentari speciali.</li><li>un fotogramma originale del film</li><li>un modellino della macchina volante</li><li>una lettera di Ridley Scott</li><li>una collezione di foto.<br /></li><li>e..l'ORIGAMI DELL'UNICORNO!!!!</li></ul>Tutto in una valigetta spaziale ultra fantastica.<br />Sarà mia. A qualunque prezzo.<span class="shortpost">gLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-65845836930982050162007-05-26T00:23:00.000+02:002007-08-30T19:38:36.081+02:00Il pozzo nero dell'ignoranzaPer fortuna in questo buio mondo di blog esistono ancora eruditi di una certa qual levatura....<br />Chi? Sanguineti, Alda Merini, Ciccio & Franco? Noooooo!<br />Wikipedia? Sorpassata!<br /><br />Vi raccomando una visita a Vilipedia!<br /><br /><a href="http://www.vilipedia.it/index.php/Benvenuti_su_Vilipedia">www.vilipedia.it/index.php/Benvenuti_su_Vilipedia</a><br /><br /><br />Mi ricorda alla lontana bruzzi.com, che non esiste più da secoli.... Non provate neanche a cercarlo, gli uomini in grigio ce lo hanno tolto!<br /><br />(Io navigavo quando ancora voi dovevate nascere, usando il trasponder della Saratoga, in navigazione nello stretto di Sicilia,usando come ponte la radio dello Stokholm... negli stessi giorni a Ustica cadeva un aereo per cause non del tutto chiare... e anche lo Stokholm fece cose un po' strane....)<br /><br />Il loro motto: Don't Panic!<br /><br /><br />Grande concorso: Questa è una citazione dottissima! Dove la avete già letta?<br /><span class="shortpost">redreptilehttp://www.blogger.com/profile/05937856857362203791noreply@blogger.com21tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-56406904776917570782007-05-20T22:03:00.000+02:002008-12-10T12:23:25.453+01:00Il Profumo<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/Rl2Vvj2s17I/AAAAAAAAAAw/jISPKs1UNRI/s1600-h/profumo.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://2.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/Rl2Vvj2s17I/AAAAAAAAAAw/jISPKs1UNRI/s320/profumo.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5070373399800108978" border="0" /></a><br />E' sempre molto arduo riuscire ad ottenere un valido successo quando si tenta di portare un romanzo così affascinante e profondo come quello di Patrick Suskind su grande schermo. Anche in questo caso, nonostante le buone qualità tecniche e scenografiche, l' opera che ne è emersa lascia molto a desiderare soprattutto nei contenuti. Spesso purtoppo accade che in seguito a "esigenze" commerciali si debba far fronte a censure o a accomodamenti di aspetti che non potrebbero venire apprezzati da un pubblico medio(cre) o dai soliti casual viewer, ed è proprio ciò che accade in questa circostanza. Detto questo bisogna anche evidenziare però che il film si può vantare di un ottima recitazione da parte degli attori, in particolare dell' evergreen Dustin Hoffman sempre al top delle prestazioni e che non ha mai perso la flemma artistica dai tempi de Il Maratoneta. Inoltre è bellissima anche la fotografia che sfoggia delle stupende sfumature colorate, ombreggiature e virtuosismi cromatici sia negli interni che negli esterni da rendere l' ambientazione settecentesca ricca di significati e travolgente nel suo manifestarsi durante tutto lo sviluppo della trama che vede come protagonista nostro emaciato e storpio piccolo protagonista Jean-Batiste Grenouille. E a questo punto sorge già il primo grattacapo a chi, come me, ha letto attentamente e accanitamente il romanzo.<br /><span class="fullpost"> Ma Grenoiulle non era descritto come brutto, gobbo, zoppo e semi sfigurato in volto a causa dello scorbunchio? Allora perchè nel film l' attore che lo interpreta è un bel ragazzino dagli occhi azzurri? Mah.... Un Grenouille fedele all' originale forse avrebbe incassato meno ai botteghini? Si dovrebbe supporre di si purtroppo. Ma ci si limitasse solo a questo serebbe niente... E' stato stravolto anche il profilo psicologico del nostro protagonista e questo lo si può notare fin dalla prima mezz' ora di film. Jean-Batiste uccide la sua prima vittima non per errore, come invece il film biecamente suggerisce, ma per pura indifferenza nei confronti della ragazza e dell' umanità in generale; in quanto per egli l'entità fisica di quella ragazza non ha valore di nessun tipo, ciò che egli provava di fronte a sè era solo uno stupendo e ammaliante profumo. Quindi non ha senso alla fine del film che Grenoiulle ripensasse a lei in quanto avvenente figura femminile e volesse possederla, per il semplice fatto che per lui quella ragazza dai bei capelli rossi era semplicemente un profumo, nient' altro. In Jean-Batiste non esiste minimamente attrazione verso qualcuno o qualcuna, nè tanto meno amore o compassione. Ma il peggio delle intenzioni viene fuori a conclusione film, quando il regista colto da un senso di accondiscimento di richieste commerciali distorce il profilo psicologico che Grenouille possedeva nel libro e ci viene dato in pasto il solito banale e ridondante finale moralizzante, insulso quanto dozzinale. Secondo l' infelice scelta registica il nostro Grenouille decide di suicidarsi perchè incapace di amare il prossimo... Peccato che invece il libro afferma l' esatto contrario. Ovvero che il nostro, stanco degli esseri umani che odia e disprezza profondamente, rifiuta l' idea di assoggetarli al suo volere per mezzo della preziosa boccetta, che solo dopo molte ed estenuanti fatiche è riuscito ad ottenere, e dunque decide di togliersi la vita, per mezzo di un sistema molto drastico e sadico, sadico per se stesso. Ma anche per un altro motivo che il film non lascia minimamente trasparire. Ciò forse perchè sarebbe stato poco apprezzato in quanto incomprensibile alle menti ingabbiate di certi spettatori medi. Jean-Batiste comprese, mentre si trovava in mezzo a quella folla scalpitante che lo adulava e desiderava come un dio, che in realtà quello non era ciò che voleva e a cui aspirava. Lui desiderava soltanto sentirsi se stesso, trovare la sua identità, attraverso quello che per lui era il senso più importante e fondamentale, l' olfatto. Ma alla fine non riesce in questo suo intento e pensando di raggiungere un obiettivo agognato per anni e anni in realtà alla fine si trova sconfitto, amareggiato. Scopre troppo tardi che ciò che ha davvero sola importanza per lui non è il potere di manipolare le masse, ma invece qualcosa che non può essere carpito nemmeno dalla più sofisticata delle tecniche di profumeria; il suo sè, il <span style="font-style: italic;">SUO PROFUMO</span>.</span>Lone Wolfhttp://www.blogger.com/profile/11910298453586262265noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-48650727439714859652007-05-05T20:02:00.000+02:002008-12-10T12:23:25.770+01:00The Golden Man - Next<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_yP5hxSUoWvK8EmwjbXBmak63hpT4Ory9DsH-euHnuNNAX_n17Tg27cT6Lu09sGr6SH-bZGhHWFlsAybNoLMOtkIDHSXa2LYr0xlOgConI6s1zusa12LH1kJGa5tnKH8u03mqKA/s1600-h/the_golden_man_IF1954.jpg"><img style="cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_yP5hxSUoWvK8EmwjbXBmak63hpT4Ory9DsH-euHnuNNAX_n17Tg27cT6Lu09sGr6SH-bZGhHWFlsAybNoLMOtkIDHSXa2LYr0xlOgConI6s1zusa12LH1kJGa5tnKH8u03mqKA/s200/the_golden_man_IF1954.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5061147302451506690" border="0" /> </a><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2OQ4XAh-V0LgcLJ4v8rw4epYjwOSqbSp7AZntghpl_o9_q4zqDHcSfZpusUDkpGkRdAZhDQTqF27L-DlnDk7AKCgEAUmRxDy2h6L-iWVeTY57vH-OFM1mP0sSvkGY4xixbnyKGQ/s1600-h/u896.jpg"><img style="cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2OQ4XAh-V0LgcLJ4v8rw4epYjwOSqbSp7AZntghpl_o9_q4zqDHcSfZpusUDkpGkRdAZhDQTqF27L-DlnDk7AKCgEAUmRxDy2h6L-iWVeTY57vH-OFM1mP0sSvkGY4xixbnyKGQ/s200/u896.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5061148732675616306" border="0" /></a></div><div><div style="text-align: justify;"><a href="http://en.wikipedia.org/wiki/The_Golden_Man">The Golden Man</a> è il breve racconto di Philip K. Dick a cui (dovrebbe) ispirarsi il nuovo film <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Next_%28film%29">Next</a>. Scritto nel 1954, comparso sulla rivista american<span style="font-style: italic;">a<a href="http://en.wikipedia.org/wiki/If_%28magazine%29"> If</a> </span>nell'aprile<span style="font-style: italic;"> </span>dello stesso anno, in Italia fa la sua apparizione nel 1981 con il titolo <span style="font-style: italic;">Non Saremo Noi </span>all'interno di <a href="http://www.mondourania.com/urania/u881-900/urania896.htm">Urania n.896</a> (la prima parte di una doppia antologia di cui fa parte anche <a style="font-style: italic;" href="http://www.mondourania.com/urania/u881-900/urania897.htm">Piccola città</a>).<br /></div><div style="text-align: justify;">Il racconto comparirà poi anche nel secondo volume delle <a href="http://www.delosstore.it/collezionismo/scheda.php?id=9247">Presenze Invisibili</a>, nel 1995 (ristampato negli Oscar Mondadori nel 1997). Entrambi i volumi sono esauriti, e abbastanza introvabili. Ma forse a breve la <a href="http://www.fanucci.it/">Fanucci</a> ci verrà in aiuto...(il <a href="http://www.fanucci.it/scheda.asp?i=88-347-1211-0">primo</a> libro della nuova raccolta-ristampa è già uscito...)</div></div><span class="shortpost">gLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-37285364977699169872007-03-12T10:40:00.000+01:002008-12-10T12:23:26.001+01:00In Memoria Di Me<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/RfVB4pSAR2I/AAAAAAAAAAk/eYEbgbhQut8/s1600-h/in+memoria+di+me.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://2.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/RfVB4pSAR2I/AAAAAAAAAAk/eYEbgbhQut8/s320/in+memoria+di+me.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5041007799320987490" border="0" /></a><br />Si prova un grande senso di rivalutazione e rivalorizzazione del cinema italiano dopo la visione di un film di questa qualità. Saverio Costanzo realizza un opera meravigliosamente spiazzante rispetto ai canoni di ciò che è comunemente considerato il cinema. Di certo non si propone come una pellicola per tutti, immagino che molti lo potrebbero definire lento, noioso e spesso incomprensibile, ma in realtà esso è molto di più. E' un percorso di ascesi spirituale profonda, espressivamente trasmessa dall' ottima capacità recitativa degli attori, inoltre è un film sulla ricerca di se stessi e sull' Amore. Ma andiamo per gradi. Il film esordisce con la scelta del protagonista Antonio di ritirarsi in un convento di gesuiti a Venezia.<span class="fullpost"> E' evidente sin dall'inizio la personalità schiva e fredda di Antonio, il quale non riesce a rapportarsi con gli altri novizi, ma nonostante ciò inizia a provare notevole interesse (o forse solo pura curiosità) per un ragazzo, Fausto, che con molta evidenza sta percorrendo un sentiero di redenzione che gli procura grandi sofferenze psicologiche, tali da non riuscire, ad un certo punto, più a sostenerle. Quindi non gli resta che fuggire dal convento nella notte e inevitabilmente fuggire anche da se stesso. I dialoghi nel film sono molto essenziali e il linguaggio interpretativo è dato soprattutto dalle espressioni dei volti e dai comportamenti metacomunicativi degli attori, nel completo rispetto di quel silenzio così importante per riuscire ad ascoltare in profondità la Parola di Dio ma anche la propria essenza. Molto suggestiva e interessante è la figura del Padre Superiore, autoritaria e allo stesso tempo rassicurante, una guida spirituale con lo scopo di aiutare i novizi a trovare o ritrovare se stessi nel silenzio profondo della propria anima, in un cammino ascetico, certo non facile, che ha come meta ultima l' incontro con Dio. Ma a mio parere il film non ha una valenza prettamente teologica, è un viaggio verso la propria identità umana e spirituale e verso la redenzione da una sofferenza psicologica individuale. Tutto il film è girato all'interno del convento rendendo possibili inquadrature talvolta inquietanti e talvolta rasserenanti, rappresentative della condizione di coloro che lo abitano. Inoltre il monastero è situato su un' isola della laguna veneziana, il che rende quel piccolo microcosmo conventuale ancor più lontano e separato dal resto del mondo, da cui si differenzia radicalmente per ovvi motivi di natura intellettuale, ideale, ma soprattutto esistenziale. Un altro risvolto che ho notato sta nell'evidenziare l' aspetto temporale nel presente. La vita si svolge solo nel presente, non ci sono mai digressioni nel film che rimandano ad eventi o ricordi del passato, tutto è svolto nel qui e ora. Solo una volta accade, durante il bellissimo dialogo tra Antonio e Zanna; quest'ultimo infatti racconterà di aver tentato il suicidio cercando di farsi investire e proprio in quell'attimo, egli racconta, si sentì per la prima volta in vita sua amato, amato da se stesso, proprio nel momento in cui il valore della vita si è fatto sentire per mezzo dell'esperienza della morte. Ma anche Zanna alla fine sceglierà di abbandonare quel luogo di meditazione, in quanto non più motivato e anche forse spaventato da quello che lui stesso definisce "un silenzio vuoto". Fuggirà per tornare tra la gente comune e forse riuscirà a trovare il senso di se' anche al di fuori dalle mura di quel freddo monastero, vivendolo come un nuovo inizio, una genesi dell' Io che ha il sapore della sconfitta ma anche della rinascita. Tornando invece al nostro Antonio lui scelse questa strada per un altro motivo. E qui scaturisce forse quella che è la tematica di fondo, il leitmotiv del film, l' Amore. Che non è l' amore libidico-possessivo tra uomo e donna, ma bensì l' amore universale, l' amore incondizionato, il pilastro fondante della religione cristiana, nonchè l' apice dell' ascesi psicologica individuale insegnata da Siddharta Gautama Sakyamuni, cioè Buddha. Verso la fine del film Antonio si reca nella cappella per pregare e lì estrinseca finalmente il suo dolore, a lungo tempo tenuto nascosto, con rabbia. Si tratta del dolore provocato dall'incapacità di non riuscire ad amare gli altri, l' umanità, e di non riuscire a credere a niente. Ma è proprio qui che egli comincia ad acquisire una nuova consapevolezza di se', la quale diverrà completamente manifesta quando, anzichè seguire l'esempio di Zanna e fuggire, si ferma di fronte all' ingresso del convento. In quell'istante si trova interdetto nella decisione di tornare nel mondo comune, incerto e dispersivo, nel mondo della gettatezza, oppure rimanere in quel luogo di pace, mettendo in discussione se stesso al fine di comprendersi in memoria della sua autenticità in quanto essere umano, in memoria di una serenità tanto cercata e tanto agognata, in memoria di una (ri)scoperta di se' stesso, in memoria di me.<br /></span>Lone Wolfhttp://www.blogger.com/profile/11910298453586262265noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-18512566544365147402007-03-08T14:16:00.000+01:002008-12-10T12:23:26.119+01:00PKD tra i grandi<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijzK0lUQeUU4r7hMOLJBL8infH0ozOMsbqwRxQwqxr_Nyz7p_GbTJMY4m2dOZenySIL0kz-JNsljsY8CvRK6dM6_Pj3mW98Y6hGsEdlJigyYBAwtlEWOSLG-V98sq807Lxn2zeIA/s1600-h/dickamerica.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijzK0lUQeUU4r7hMOLJBL8infH0ozOMsbqwRxQwqxr_Nyz7p_GbTJMY4m2dOZenySIL0kz-JNsljsY8CvRK6dM6_Pj3mW98Y6hGsEdlJigyYBAwtlEWOSLG-V98sq807Lxn2zeIA/s200/dickamerica.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5039542287475395938" /></a><br />A breve la <a href="http://www.libraryofamerica.org/volume.jsp?RequestID=252">Library of America</a>, specializzata in edizioni rilegate di prestigio (un po' come i Meridiani della Mondadori), pubblicherà un volume con quattro romanzi di Dick: <span style="font-style:italic;">The Man in the High Castle</span>, <span style="font-style:italic;">The Three Stigmata of Palmer Eldrich</span>, <span style="font-style:italic;">Do Androids Dream of Electric Sheep?</span> e <span style="font-style:italic;">Ubik</span>. Anche lui entra tra i grandi (almeno in America).<span class="shortpost">gLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-83166121902976124932007-03-06T16:40:00.000+01:002007-03-08T10:24:15.520+01:00Intervista a Fanucci e CofferatiEcco l'interessante intervista a <span class="occhiello"><span class="ln">Fanucci e Cofferati (sì, Sergio...).</span></span>apparsa su <a href="http://www.radio24.ilsole24ore.com/">radio24</a> durante il programma <span class="occhiello"><span class="ln">Jefferson Ming. Parlano di PKD e del <span style="font-style: italic;">Paradiso maoista</span>.<br /><br /><a href="http://www.divshare.com/download/194596-8ea"><span style="font-weight:bold;">Intervista</span></a><br /><span class="shortpost">gLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-89152548136914066662007-03-02T11:30:00.000+01:002008-12-10T12:23:26.395+01:0016 Dicembre 1928 - 2 Marzo 1982<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfiW34GoD_8occFKCpt_hOPHrpGhqKzPRLR9WWZhg0FR2hcm9J5erp1d1-3MytnmdvLLMlLYiAvWNhPryXKM6zSumNSuU8Mw6FJuKJ5KeDVJdRKnpRjykMc_JhI-nDA_0oeh0AGA/s1600-h/young-handchin.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfiW34GoD_8occFKCpt_hOPHrpGhqKzPRLR9WWZhg0FR2hcm9J5erp1d1-3MytnmdvLLMlLYiAvWNhPryXKM6zSumNSuU8Mw6FJuKJ5KeDVJdRKnpRjykMc_JhI-nDA_0oeh0AGA/s200/young-handchin.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5037272919285063954" border="0" /></a><br /><div style="text-align: center; font-weight: bold;">"In questa vita ci mostrano soltanto i trailer<span style="font-style: italic;">"</span><br /><span style="font-style: italic;">(a Scanner Darkly)</span><br /></div><span class="shortpost">gLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-40613700650210189972007-03-01T19:17:00.000+01:002008-12-10T12:23:26.508+01:00Next<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiocvffJs-kOiwHAva64PCcTbPkn7zTgiDskWbJPJefJJggISU6ifKFBoeP2cfpMPyftRcmZl5FLAS56loxdb87gkNaWY3-eWxGqTDZ32NxuvU2hOYaR4BOkb83HQsieLDhLZs5ZQ/s1600-h/next.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiocvffJs-kOiwHAva64PCcTbPkn7zTgiDskWbJPJefJJggISU6ifKFBoeP2cfpMPyftRcmZl5FLAS56loxdb87gkNaWY3-eWxGqTDZ32NxuvU2hOYaR4BOkb83HQsieLDhLZs5ZQ/s200/next.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5037022492081067666" /></a><br />Il 27 aprile uscirà NEXT, un nuovo film ispirato al racconto <span style="font-style:italic;">The golden Man </span>di PKD. Vedendo il <a href="http://http://www.apple.com/trailers/paramount/next/medium.html ">trailer</a>, con Nicolas Cage, sembra molto Mission Impossible... vedremo (in autunno, forse).<span class="shortpost">gLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-11940862575041688612007-02-28T13:29:00.000+01:002008-12-10T12:23:26.657+01:00PKD Voices from the street<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhG1LuX3Hgydh2D40JywlDWprvZmDdC3_kEcqO7ol3Rdxwfh2_UFVXujAU6KfIwoL7FwCYZEtrEeXfYNSVaa4sIHF7Ev4uGJ-PfRFcEs25YFzqIlnWhyphenhyphenw7bprzJnI8bzZdvrqP00Q/s1600-h/voicesfromthestreet-sm.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhG1LuX3Hgydh2D40JywlDWprvZmDdC3_kEcqO7ol3Rdxwfh2_UFVXujAU6KfIwoL7FwCYZEtrEeXfYNSVaa4sIHF7Ev4uGJ-PfRFcEs25YFzqIlnWhyphenhyphenw7bprzJnI8bzZdvrqP00Q/s200/voicesfromthestreet-sm.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5036563613480195714" /></a><br />Un altro inedito di PKD: <span style="font-style:italic;">Voices from the street</span>, probabilmente di poco succesivo a <span style="font-style:italic;">Gather Yourselves Together</span>. Si parla del 1952-53. Pubblicato per la prima volta negli States il mese scorso.<span class="shortpost">gLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-78319721728077349722007-02-23T17:01:00.000+01:002008-12-10T12:23:26.866+01:00Il primo romanzo di PKD<div><div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoJ4FoDkL0henwYHt165C9DqVd9TreShFd9-22FzQlscSf4HAKPA1hPDkFqj7Q_ZmTP8RxKajbRF_KJYIqbaKdg7fIHa2umxik5DgL51MT6ZNGK24RxGp3eoex7U79gBgVpjeAiQ/s1600-h/200px-GatherYourselvesTogether(1stEd).jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoJ4FoDkL0henwYHt165C9DqVd9TreShFd9-22FzQlscSf4HAKPA1hPDkFqj7Q_ZmTP8RxKajbRF_KJYIqbaKdg7fIHa2umxik5DgL51MT6ZNGK24RxGp3eoex7U79gBgVpjeAiQ/s320/200px-GatherYourselvesTogether(1stEd).jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5034762446140514562" border="0" /></a><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdvTScwSxauQdnmv9q9wFx2zSQrPj6dI5brNafIWCzKVIbUzTKLqLEQBtDeg4m6vNl4wQWJoBcb5RcLoyySGkqu8DKHKludjqWRR4_U_8ThpBTI8dPDTaT9xtdmyY-GPsOyRjBEw/s1600-h/Paradiso-Maoista.gif"><img style="margin: 0px auto 10px; display: inline; text-align: center; cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdvTScwSxauQdnmv9q9wFx2zSQrPj6dI5brNafIWCzKVIbUzTKLqLEQBtDeg4m6vNl4wQWJoBcb5RcLoyySGkqu8DKHKludjqWRR4_U_8ThpBTI8dPDTaT9xtdmyY-GPsOyRjBEw/s320/Paradiso-Maoista.gif" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5034760607894511858" border="0" /></a><br /></div>E'uscito il primo romanzo di P.K.Dick, scritto all'eta' di 24 anni! Titolo: Il paradiso maoista (Gather Yourselves Together). Inedito in Italia, pubblicato solo negli Stati Uniti, nel 1994.</div><span class="shortpost">gLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-60229866050985673682007-01-19T18:20:00.000+01:002008-12-10T12:23:26.880+01:00La Ricerca Della Felicità<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/RbEgSfTH5ZI/AAAAAAAAAAY/UVNfp3J28lY/s1600-h/La+ricerca+della+felicit%C3%A0+%282%29.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://4.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/RbEgSfTH5ZI/AAAAAAAAAAY/UVNfp3J28lY/s320/La+ricerca+della+felicit%C3%A0+%282%29.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5021830561506256274" border="0" /></a><br /><p class="MsoNormal">Gabriele Muccino sbarca in America con un film in perfetto stile Americano, il cui tema principale è la realizzazione di quel sogno americano che è parte fondante della cultura americana da sempre e che, in passato, ha attratto anche così tanti europei speranzosi di poter realizzare tutte le proprie ambizioni di successo e di diventare finalmente "qualcuno" in quel paese dalle mille opportunità. Il film è tratto dalla storia vera di Chris Gardner, durante la presidenza Reagan, in una San Francisco molto cupa. Infatti gran parte delle riprese sono state realizzate nei quartieri poveri di questa maestosa città, tra l' umile quartiere in cui vive il nostro protagonista, desolate stazioni della metrò, l'angusto quartiere popolato da cinesi in cui il figlio di Chris va a scuola e varie altre locations piuttosto avvilenti e squallide. <span class="fullpost">A dare sfondo a tutto ciò c'è la condizione di una parte dei cittadini americani, coloro che vivono senza una casa, in condizioni di estrema miseria e sofferenza, i "perdenti" coloro che non sono riusciti a sfondare nella società e per questo vivono da falliti anche nella dimensione umana ed esistenziale, tagliati fuori dal mondo perchè ad esso non servono più a nulla e quindi, loro mal grado, devono accettare ed assimilare questa loro condizione di “nullità”. </span><br /><span class="fullpost">Anche Chris Gardner si troverà nella stessa situazione insieme al suo amato figlio (che è tra l' altro il vero figlio di Will Smith), ma, a differenza di molti, lui ha qualcosa in più, egli possiede uno spirito di sacrificio incomparabile ed una dedizione smisurata verso i propri sogni e desideri. L'emozione padroneggia in tutto il film e cresce nell' evolversi delle situazioni sempre più frustranti e demoralizzanti, ma che, nonostante tutto, non faranno mai demordere Chris nei suoi intenti. Nonostante la sua disperazione e angustia, di una società fredda e crudele nei suoi confronti e anche in quelli di suo figlio, traspaia in molti momenti e da molti suoi comportamenti ed espressioni. Come nella toccante scena in cui<span style=""> </span>Chris si trova costretto a dormire in un bagno pubblico insieme al proprio figlio cercando di rendere al piccolo quella misera vicissitudine meno traumatica per lui, simulando un gioco di fantasia. Ciò ricorda anche un po’ l’analogo comportamento che assume Benigni nei confronti del figlio ne “<i style="">La vita è bella</i>”, benchè di certo in un contesto di maggiore drammaticità. <span style=""> </span>L’impatto emotivo presente in questa pregevole pellicola ci arriva direttamente al cuore attraverso la convincente e profonda interpretazione di un Will Smith incredibilmente cresciuto artisticamente, rispetto ai remoti tempi in cui recitava nei panni di uno scialbo "principe di Bel Air". Alla fine, dopo immensi sacrifici fisici e psichici, il nostro protagonista coronerà il suo sogno, quello di diventare un uomo di successo, ma, come suggeriscono le ultime parole narranti fuori campo dello stesso Gardner, il periodo della sua vita che egli chiama felicità sarà molto breve, in quanto, sempre parafrasando le sue parole, la felicità non è una conquista stabile e permanente, essa è un viaggio, appunto una ricerca, la quale non avrà mai fine...</span></p>Lone Wolfhttp://www.blogger.com/profile/11910298453586262265noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-1168811328593502882007-01-14T21:50:00.000+01:002008-12-10T12:23:26.930+01:00Eraserhead - La Mente Che Cancella<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/RbD87PTH5YI/AAAAAAAAAAM/13zO5VLnJzc/s1600-h/eraserhead+%283%29.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://2.bp.blogspot.com/_UREYO2liNrM/RbD87PTH5YI/AAAAAAAAAAM/13zO5VLnJzc/s320/eraserhead+%283%29.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5021791679167325570" border="0" /></a><br />Questo è il primo film del geniale David Lynch. Questo è il preludio alla paranoia surreale che caratterizza lo stile artistico di questo maestro unico nel suo genere. Il film è stato girato in bianco e nero allo scopo di trasmettere caratteristiche tipiche della società post-moderna quali l' inquietudine esistenziale, lo spirito cinico e alienante e quell' atteggiamento di distacco definito "blasè" dal grande sociologo <span style="font-style: italic;">Simmel</span> già a inizio '900. Per questo il grigiore che abbraccia gli ambienti sia interni che esterni è lo stesso che determina la condizione allucinata, straniante e malinconica di Henry, il nostro grottesco protagonista.<br /><span class="fullpost">Già nei primi fotogrammi del film il mondo in cui si trova Henry è immaginato come un pianeta lunare freddo, vuoto e solitario, proprio come il nostro Henry e come anche forse noi stessi immersi in una realtà egoistica, solipsistica e annichilente. Il senso della "deformità" di questa società è inoltre rappresentato della simbolica e straziante figura del figlio di Henry, il neonato/mostro che con i suoi pianti cadenzati e sincopatici trasmettono allo spettatore una sensazione di angoscia profonda che difficilmente è possibile scrollarsi di dosso, neppure a fine pellicola. Da sottolineare poi lo spaesamento disturbante che si prova nella parte che io considero la più toccante e meglio riuscita del film e cioè quella che vede Henry invitato a cena dalla famiglia della sua ragazza, in cui il turbamento della situazione, alienante e grottesca allo stesso tempo, diventa davvero palpabile. Ma il momento più significativo e didascalico, nel tentativo di descrivere la società nella sua indifferenza disumanizzante unita alla continua ricerca di una speculazione senza etica nè morale, si raggiunge nella scena in cui Henry perde la testa, forse proprio a causa di quella profonda sofferenza e mostruosità interiore rappresentata iconicamente dal neonato deforme che irrompe da dentro di lui, cosicchè la sua testa si stacca dal suo corpo e cadendo in una strada viene raccolta da un bambino e viene portata in una sorta di edificio in cui uno pseudo scienziato ricava dal suo tessuto cerebrale una gomma da inserire sulle matite, dopo aver provato la gomma lo pseudo scienziato soffia via la polvere ottenuta dalla cancellatura che sembra a mio parere simboleggiare la fragilità e l' impermanenza delle nostri menti. Sta in questa scena il motivo, sicuramente anche un pò ironico e grottesco, del titolo "la mente che cancella". La regia è molto attenta ai particolari più deliranti, alle inquadrature che permettono allo spettatore di entrare in un regno dell' assurdo in cui tutto è possibile nel suo aspetto più disturbante. I dialoghi nel film sono ridottissimi, indice di una mancanza di rapporti interpersonali autentici, di chiusura verso l'altro e verso il mondo che ci circonda, un atteggiamento tipico dell' uomo post moderno che conduce sempre più all' imprigionarsi dentro le nostre menti. Solo permettendo alla nostra mente di non barricarsi dietro rigidi stereotipi è possibile "sentire" veramente ciò che questo film vuole dirci e trasmetterci. La figura enigmatica della ragazza con i tumori alle guance che vive dentro il termosifone rappresenta presumibilmente una via che conduce verso la redenzione e verso il paradiso, come è lei stessa a suggerire in quel lungo ritornello della sua canzone. Henry ad un certo punto trova il coraggio di uccidere quel bambino deforme e da quel momento avviene il cambiamento, appunto la redenzione, da quella reazione contro l' incubo/realtà in cui viveva e cui ora pareva essersi liberato. Il film termina con il pianeta lunare che esplode, l' uomo inquietante che sta alle leve di questo mondo onirico e perverso perde il controllo e finalmente Henry trova la felicità tra le braccia della ragazza che vive dentro il termosifone. Apparentemente l' epilogo sembra a lieto fine, la sofferenza è cessata e il mondo angosciante in cui viveva adesso è collassato, ma qual'è però il vero senso del finale? Un nuovo inizio che lascia presagire ad un mondo migliore oppure si tratta di una scelta più drastica per svegliarsi da quell' incubo che è la realtà stessa ed abbracciare così l'aldilà in cui non esiste più quello che Montale definì come "il male di vivere"? Libera interpretazione personale. Sta di fatto però che sono rari i film che si interrogano con così tanta profondità, per quanto ermetica e visionaria, su temi così attuali ma allo stesso tempo così trascurati a causa dell' ignoranza e noncuranza di fondo tipiche dei nostri tempi. Questo è un film unico da apprezzare guardandolo a mente aperta, cercando di cogliere il più possibile quello sguardo critico e clinico su un mondo e una società che tende a deteriorarsi e che inesorabilmente conduce verso il nichilismo, così come profetizzò il maestro <span style="font-style: italic;">F. W. Nietsche</span>.</span>Lone Wolfhttp://www.blogger.com/profile/11910298453586262265noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-38494636.post-1168022840684299522007-01-09T12:07:00.000+01:002007-01-22T15:51:17.177+01:00Lo conoscevate??<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://photos1.blogger.com/x/blogger/2673/1250/1600/324625/Bobboot14_3.gif"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://photos1.blogger.com/x/blogger/2673/1250/320/907281/Bobboot14_3.png" alt="" border="0" /></a><br />Aiuto! Ma voi conoscevate questo BOB della Microsoft?? E'stato rilasciato nel 1995, come interfaccia semplificata per i nuovi utenti (di nome Bob, penso). In pratica trasformava Windows 3.1. E' stato un completo disastro...Entravi in una specie di salotto dove potevi divertirti a fare di tutto, aiutato dai tanto simpatici assistenti, tra i quali un gattino peloso e e un mappamondo parlante...Fantastico.<br /><span class="shortpost">gLfhttp://www.blogger.com/profile/03667183682678291141noreply@blogger.com1